Figlia di un riduzionismo esasperato, la medicina contemporanea ha prodotto un sistema che cura i sintomi ignorandone le cause.
La suddivisione cartesiana tra res cogitans e res extensa produsse la crasi irreversibile tra materia e spirito, e sanci’ la definitiva separazione della biologia dalle emozioni. Per questo, che Damasio identifica come “l’errore di Cartesio”, emozioni, informazioni, pensieri, energia, intuizioni, coscienza, per lungo tempo non sono state dimensioni indagabili dalla scienza. Oggi abbiamo acquisito la consapevolezza che i processi fisici, chimici, biologici, mentali e sociali che caratterizzano l’essere umano possono essere percepiti solo nelle loro molteplici interrelazioni.
Diventa sempre più difficile dividere con un taglio netto la psiche dal mondo, il soggetto dall’ oggetto, l’interno dall’esterno. Non sappiamo più con certezza se la psiche è dentro di noi o se noi siamo nella psiche. Poiché lo spazio in cui ci aggiriamo è fatto di realtà psichiche che influiscono sulla nostra vita, dovremo ampliare la nozione di ambiente nel senso di una «ecologia del profondo», partendo dall’ipotesi che il nostro pianeta sia un organismo vivente, che respira e si autoregola con noi stessi.
Nelle civilta’ occidentali il razionalismo asfissiante partecipa al generale processo di globalizzazione; è lo stile internazionale dell’architettura mentale che impiega un infinita’ di risorse economiche per ridisegnare la psichiatria, e, progressivemente, il pensiero psicologico, e dunque il controllo dell’anima, verso un monoteismo genetico che grida “ un gene, una malattia, una malattia un farmaco”. Una strada angusta che ci riporta agli anni Cinquanta; all’idea della correlazione tra specifiche zone cerebrali e vasti concetti emozionali e funzionali.
Tuttavia molte cose stanno cambiando nel mondo della medicina e nuove scoperte rendono disponibili nuove visioni della realtà; nuove mappe semantiche stanno creando un nuovo paradigma, nel quale i medici sperimentano che non esiste una sola medicina, ma che l’integrazione di più approcci terapeutici risulta vincente. In questo nuova visione i pazienti sono parte attiva e irrinunciabile nel determinismo del proprio benessere, della propria salute e del processo di guarigione. Molte tecniche terapeutiche traggono vantaggio da meccanismi di autoguarigione insiti nella neuroplasticità cerebrale e nell’inconscio personale e collettivo.
Dalla seconda metà degli anni ’80 lo sviluppo dei concetti Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia ha portato a un cambiamento di prospettiva, da una visione riduzionistica dell’essere umano ad una sistemica.
La strada che conduce alla liberazione dal determinismo genetico passa attraverso la consapevolezza che il “centro e’ ovunque” e parafrasando Cusano “ … si delinea l’immagine di un universo infinitamente aperto che ha il centro dappertutto e la circonferenza in nessun luogo.”
Se la vita e la sua genesi rimangono un mistero, la coscienza è un enigma al quadrato. Non sappiamo nulla di come e’ nato il linguaggio, ne’ tantomeno la coscienza. Paul Hoffman, ex editore della Encyclopaedia Britannica, lo ha definito «il problema più profondo di tutta la scienza». Un conto sono le caratteristiche della vita, come la riproduzione e la crescita, un altro è la consapevolezza. La scienza, oggi, non è in grado di rispondere alle domande più semplici sull’esistenza. Sebbene tutti siamo d’accordo sul fatto che la mente ha a che fare con il cervello, non c’e’ ancora un accordo sulla natura esatta di questa relazione (Revonsuo e Kamppinen). Nel mare delle incertezze, dalla nascita del linguaggio alla definizione di coscienza, la scienza moderna e’ riuscita a definire arbitrariamente un concetto autoreferenziale di “morte cerebrale”, arrogandosi la decisione di rimuovere da esseri viventi organi ancora vivi.
In questi anni abbiamo delineato quello che viene definito “ l’asse cuore-cervello”; in sintesi una connessione di tipo neurologica, biochimica, biofisica, energetica (attraverso interazioni elettromagnetiche). In quest’ambito ci siamo impegnati nella ricerca delle connessioni tra cervello e cuore e, durante il convegno, porteremo la nostra esperienza sugli effetti delle neurotrofine, in particolare del BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor) nella fisiopatologia cardiovascolare.