Il declino cognitivo (DC) dipende da diversi fattori tra i quali è importante ricordare l’isolamento sociale (soprattutto nelle persone anziane), la riduzione di stimoli cognitivo-affettivi e la presenza di alterazioni neurologiche che determinano la poliedricità della sintomatologia.
Il progressivo deterioramento cognitivo globale, che colpisce la capacità di una persona di svolgere attività quotidiane, è associato a cambiamenti cerebrali che comportano l’accumulo extracellulare di placche di beta-amiloide all’esterno dei neuroni e la deposizione intraneuronale della proteina TAU fosforilata in maniera anomala con accumulo nei cosiddetti “aggregati neurofibrillari” (o ammassi neurofibrillari).
Sebbene i sintomi principali del DC siano disturbi della memoria e deficit in altri domini cognitivi, sintomi neuropsichiatrici come ansia e depressione sono comunemente osservati prima del malattia conclamata e durante il decorso clinico della malattia.
Nel DC infatti, la prevalenza dell’ansia varia dal 9,4% (fase preclinica) al 39% (da un declino da lieve a grave) e la prevalenza della depressione nell’AD da lieve a moderato varia dal 14,8% [8] a 40%. L’ansia è generalmente caratterizzata da eccessiva preoccupazione, tensione, irritabilità, vagabondaggio e ridotto impegno in attività un tempo piacevoli. I sintomi ansiosi sembrano essere associati a menomazioni più gravi nelle attività della vita quotidiana e a preoccupazioni comportamentali peggiori [11], e l’ansia potrebbe essere considerata una risposta psicologica alla diagnosi di DC.
I sintomi depressivi tipici dell’AD sono l’insonnia, il ritiro sociale, un comportamento ridotto orientato allo scopo, la perdita di interesse per attività e hobby un tempo piacevoli, senso di colpa, disperazione e tristezza. Ansia e depressione spesso si sovrappongono, soprattutto nei pazienti con DC. Attraverso l’impiego di adeguati iter di natura cognitiva e l’integrazione con il bagaglio terapeutico della medicina integrata (fitoterapia, preparati diluiti, e derivati di piante medicinali) è possibile intervenire sui primi segni di alterazione psicopatologica in maniera tale da ridurre il progressivo declino cognitivo collegato ad interferenze di natura psichiatrica.